Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne 

Care socie e cari soci, care lavoratrici e lavoratori,

quest’anno, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, voglio condividere con voi alcune riflessioni, come donna e come presidente di una cooperativa composta per l’83% da donne. Il 25 Novembre è stato scelto dalle Nazioni Unite per ricordare il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, tre donne che nel 1960 difesero fino alla morte la democrazia e la libertà. Dal 1960 ad oggi chiaramente non è stato fatto abbastanza se più del 70% delle donne nel mondo, nel corso della vita, subisce violenza fisica o sessuale da parte degli uomini. In Italia anche quest’anno giungiamo al 25 novembre con un conto pesantissimo di violenze e uccisioni di donne e con l’animo scosso dall’assassinio di Giulia Cecchettin. Ma mentre scrivo queste righe, un’altra donna è stata assassinata, ancora una volta da un famigliare ed una giovane è stata sfregiata con l’acido. Secondo i dati Istat in Italia sono più di un milione e mezzo le donne che subiscono abusi e ogni due giorni una donna muore assassinata, sempre più spesso in ambito famigliare. Ma ogni forma di violenza sulle donne è un affronto alla civiltà, alle libertà e alla battaglia per la parità di genere, per la parità dei diritti e dei doveri. Osserviamo infatti sempre più frequentemente come, nella cultura degradata che non riesce ad essere schiacciata, non sia qualificata violenza finché non scorre il sangue, finché una donna non viene ritrovata morta, mentre ve ne sono altre considerate minori o di poco conto, quasi come se potessero rientrare nell’ordine delle cose di fronte alle quali, invece di pesanti e pubbliche condanne, si passi al giudizio morale sulla donna, sul suo modo di essere o vestire: “se l’è cercata”. Questo pensiero maschilista e patriarcale sta alla base di tante denunce non fatte, di troppe donne violentate, stalkerizzate, uccise. Si alimenta nelle vittime di violenza la paura dell’incomprensione e della solitudine, il senso di colpa ed inadeguatezza, portandole all’isolamento sociale. Riducendo ulteriormente la possibilità di denunciare e salvarsi.

La cooperazione sociale è chiamata ancora una volta ad essere attrice e promotrice di cambiamento culturale e sociale. Nel nostro lavoro quotidiano possiamo fare molto: lavoriamo dentro le scuole e con i giovani, entriamo nelle case e accogliamo le persone all’interno delle nostre strutture. Dobbiamo essere sentinelle capaci di intercettare, supportare ma anche educare. Educare ogni donna che incontriamo alla consapevolezza del proprio valore e della propria libertà ed ogni uomo al rispetto altrui.

La stabilità e la qualità del lavoro sono essenziali per permettere alle donne di emanciparsi da una relazione violenta. In questo possiamo con orgoglio dire che il 90% delle lavoratrici della Cooperativa ha un contratto stabile. Nel corso degli anni abbiamo realizzato un percorso formativo denominato “Sentinelle. Educazione al riconoscimento della violenza domestica” per imparare a riconoscere nella donna che incontriamo i segni, a volte latenti, di violenza. Abbiamo inoltre promosso l’azione dei centri anti-violenza che lavorano quotidianamente sui territori, per raccogliere le richieste di aiuto delle donne vittime di violenza. Con questa mia comunicazione voglio ricordare l’esistenza di un numero, il 1522, collegato proprio ai centri anti-violenza e alle altre strutture preposte, a cui ci si può rivolgere nei casi in cui le donne si sentano vittime di violenza e di stalking.

Oggi vogliamo formalizzare in maniera ancora più forte e decisa il nostro impegno al mantenimento di un ambiente di lavoro inclusivo, intraprendendo il percorso per l’acquisizione della certificazione sulla parità di genere. La certificazione, che acquisiremo nei prossimi mesi, ci richiede di fornire dati ed evidenze che il nostro sia davvero un ambiente dove donne e uomini hanno la stessa possibilità di crescita professionale, stessa retribuzione e dove siano chiare le misure di conciliazione vita/lavoro, ma anche di lavorare in un ambiente paritario e rispettoso. Vogliamo fare questo percorso coinvolgendo le lavoratrici e i lavoratori della Cooperativa, in un’ottica di reciprocità basata sull’ascolto e sul consolidamento della consapevolezza in merito ad una questione centrale qual è la parità di genere. Sarà per noi uno stimolo a non abbassare mai la guardia ma, anzi, cercare sempre nuove ed innovative forme di promozione dell’intoccabile diritto delle donne, di noi donne, a vivere nella libertà piena, ad essere rispettate, a poter esprimere il nostro potenziale, il nostro valore, la nostra personalità non come concessione altrui ma come naturale condizione di una società che voglia essere davvero civile.

Un caro saluto a tutte e tutti,

La Presidente Melina Ricci